Il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha emanato un decreto con cui istituisce un bando nazionale per un programma dedicato a combattere la dispersione scolastica e lo ha fatto con estremo realismo, finalmente guardando la realtà e valorizzando quello che il mondo della scuola sta già facendo per limitare una situazione ancora grave nel panorama scolastico.
L’iniziativa affronta una delle questioni più delicate della vita della scuola, la difficoltà ad apprendere e gli abbandoni che provoca. Nell’intenzione di dare una svolta, lo fa premiando e valorizzando quei progetti che si dimostrano all’altezza del compito proprio della scuola, quello di dare a tutti gli studenti e studentesse le condizioni di apprendimento che sono dovute per mettere a frutto le loro capacità.
Aver messo a tema in modo esplicito e aver investito in un momento di crisi sulla lotta alla dispersione scolastica rappresenta un fatto di notevole importanza, segnala un’attenzione educativa su cui tutta la scuola dovrebbe riflettere.
Ma non solo per questo il decreto del ministro Carrozza è da segnalare all’attenzione di tutti. Vi è infatti nel decreto un elemento di novità assoluta, perché il ministro non affida come hanno sempre fatto i suoi predecessori alla scuola il compito di affrontare i problemi di cui soffre, ma con grande realismo riconosce che la scuola può essere proficuamente aiutata da chi in modo libero e volontario già opera e con efficacia in questo campo.
Il ministro Carrozza, pur attribuendo alle istituzioni scolastiche il compito primario di presentare e gestire i progetti contro la dispersione scolastica, dà la possibilità alle scuole di avvalersi della “collaborazione con altre istituzioni scolastiche, enti locali, istituzioni universitarie, associazioni e fondazioni non-profit, cooperative di educatori professionali, associazioni iscritte al forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative tra le cui finalità statutarie rientrino l’aiuto allo studio, l’aggregazione giovanile e il recupero da situazioni di disagio”.
Si chiamano partenariati e rappresentano un fattore di grande innovazione, perché per la prima volta si riconosce che vi sono iniziative libere con capacità di incidere in campo educativo e si dà alle scuole la possibilità di valorizzare tali iniziative. È un segno di apertura alla realtà aver riconosciuto che oggi la scuola da sola non riesce a combattere la dispersione scolastica e che è quanto mai ragionevole avvalersi di chi sta dimostrando di saper fare un’attività di recupero e di rimotivazione allo studio.
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