Valutazione dei docenti? Il Governo non strumentalizzi le nostre rivendicazioni!
01/21/15
Il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone ha annunciato tramite mezzo stampa l’introduzione della valutazione da parte degli studenti verso i docenti. Nel decreto legge e nella legge delega per l’attuazione de La Buona Scuola si prevederà la somministrazione in tutti gli istituti di un questionario-pagella che gli studenti saranno chiamati a compilare per valutare i docenti affinché il nucleo di valutazione della scuola, in cui sarà presente anche un rappresentante della componente studentesca, possa esprimersi sugli scatti di carriera degli insegnanti. Nonostante lo studente rappresentante non si esprimerà sugli scatti stipendiali ma solo sulla stabilizzazione del neo-docente, non accettiamo che la rivendicazione storica del movimento studentesco di una valutazione dei docenti da parte degli studenti, pensata per consentire a questi ultimi di potersi esprimere sulla didattica e sull’effettiva qualità del processo formativo e per poter quindi contribuire attivamente al miglioramento complessivo della realtà scolastica, venga utilizzata strumentalmente dal Governo per alimentare una guerra tra poveri all’interno delle nostre scuole e continuare a produrre classifiche degli istituti e del personale.
Nel corso dell’autunno caldo abbiamo invaso centinaia di piazze per rivendicare un maggiore protagonismo all’interno delle nostre scuole. Non abbiamo bisogno di una patina di democraticità, di contentini o di poltrone da occupare in organi non paritetici e pensati per legittimare la premialità e la competitività. Oggi più che mai risulta prioritario che commissioni paritetiche per redigere il Pof e individuare i criteri valutativi, organi collegiali che favoriscano la partecipazione studentesca e lo strumento del referendum studentesco vengano istituiti e introdotti negli istituti. Gli studenti devono poter sollevare contraddizioni, far emergere problematicità in maniera individuale affinché anche il docente possa fare autocritica sul proprio insegnamento e modellarlo per non lasciare nessuno indietro. Questa valutazione non deve avvenire come quella finale tramite voto, ma deve consistere in un lavoro individuale tra docente e studente capace di costruire un altro modello di vivere la scuola in termini relazionali. Il nucleo di valutazione della scuola non si deve, inoltre, esprimere circa l’apprendimento e l’offerta formativa, ma sull’abbandono scolastico, i servizi interni alla scuola, il rapporto studenti/docenti, il rapporto non ammessi/popolazione scolastica per slegare la valutazione da fini punitivi o premiali e per metterla al servizio del miglioramento effettivo delle condizioni di chi vive la scuola ogni giorno.
Infatti, una reale riforma del sistema di valutazione può avvenire solo nel momento in cui si spoglia la valutazione del suo ruolo di strumento di controllo e di punizione che oggi la contraddistingue. Quella attuale non è una valutazione in grado di contribuire alla crescita individuale e collettiva e, pertanto, risulta necessario slegarla dalle logiche di competitività e di mercato che la caratterizzano. Il meccanismo di autovalutazione può essere virtuoso solo se considerato in una prospettiva di ricerca didattica e pedagogica, per arginare e contrastare la deriva competitiva che avanza nelle nostre scuole e nel nostro Paese. E’ uno strumento di fondamentale importanza perché consente di integrare i dati statistici esterni e i commenti interni di chi la scuola la vive ogni giorno rispetto alla vivibilità, ai punti di forza e ai punti di debolezza dei luoghi di formazione e favorisce così la maturazione di maggiore consapevolezza e la promozione di riflessioni operative, discussioni, interventi ragionati, che vedrebbero gli studenti come soggetti attivi del processo. Contrariamente a quanto avviene con la valutazione esterna, l’autovalutazione consentirebbe anche un monitoraggio in itinere, maggiormente spendibile per il miglioramento complessivo e reale della realtà scolastica. Non è la retorica del merito ed una valutazione premiale il giusto strumento per spingere ad una maggiore attenzione pedagogica, ma, nuovi strumenti di cooperazione tra studenti e docenti, con obiettivi mirati classe per classe e studente per studente sulla base delle condizioni di partenza e non del risultato da ottenere.
Positiva, invece, è l’attenzione che è stata riservata allo “Statuto delle studentesse e degli studenti in stage”, alle competenze di cittadinanza e alla legge nazionale per il diritto allo studio. Faremo pressione affinché queste proposte non rimangano slogan ma si concretizzino mediante l’istituzione di un fondo perequativo statale che garantisca un’uniforme erogazione di servizi e prestazioni sul diritto allo studio a livello regionale. Chiediamo che venga altresì calendarizzata al più presto la discussione della legge nazionale già depositata in Parlamento e sia previsto un tavolo di confronto con le associazioni studentesche.