Riteniamo allarmante il dato che emerge in Italia sulla dispersione scolastica, peraltro in continuo aumento; è di gran lunga superiore alla media europea e ben lontano dal target del 10% fissato dall’Unione Europea per il 2020.
Il motivo del basso tasso di scolarizzazione nel nostro Paese va senz’altro ricercato nella discriminante economica e sociale che tutt’ora costituisce lo scoglio maggiore per garantire a tutti il diritto fondamentale e inalienabile dell’accesso all’istruzione, sancito dalla nostra Costituzione.
Dovremmo quindi chiederci come garantire ai nostri figli il livello di democrazia e di giustizia sociale nell’accesso alle opportunità educative, in che misura il sistema formativo pubblico dovrebbe garantire eguaglianza ed equità, superando il gravame delle condizioni familiari e socio- culturali di partenza, ed anche quali siano gli interventi più urgenti da attivare per consentire una inversione di tendenza.
Per sostenere un reale diritto allo studio occorre probabilmente e prima di tutto mettere al centro dei processi sociali ed economici l’apprendimento e la conoscenza.
Esprimiamo perplessità e preoccupazioni rispetto alla scelta di affidare ad una delega governativa l’impianto normativo che dovrà regolare questo istituto in quanto non ci risultano chiariti, nella legge 107, i mezzi di copertura necessari per l’adozione dei relativi decreti legislativi.
Chiediamo quindi di avere idonee garanzie in tal senso, ritenendo che sia imprescindibile prevedere un forte investimento finanziario, anche attraverso un fondo nazionale specifico, se si vuole affrontare adeguatamente il dramma dell’abbandono scolastico.
Le Regioni, dalla riforma del titolo V, hanno assunto la competenza esclusiva in materia di diritto allo studio ma, in carenza di un quadro normativo nazionale, si sono mosse in modo disomogeneo, con interventi inadeguati, spesso per mancanza di risorse economiche, seguendo una logica “assistenzialistica” ben lontana dall’adempimento di un obbligo istituzionale a garanzia di un diritto.
Per questo auspichiamo che vengano fissati sul “diritto allo studio” linee guida nazionali lasciando comunque alle istituzioni locali gli aspetti gestionali ed organizzativi necessariamente connessi alle diverse realtà territoriali.
Andrebbe anche previsto un sistema integrato di borse di studio – da concedere attraverso nuovi meccanismi ISEE – e una fitta rete di servizi sul territorio che garantiscano orientamento nei percorsi formativi e agevolazioni sui consumi culturali e sulla mobilità.
Agli EE.LL. e alle Regioni deve essere concessa necessariamente una deroga al patto di stabilità sul versante dell’istruzione e della formazione; assistiamo ogni giorno a tagli dei servizi che fanno capo a tali istituzioni : trasporti scolastici, spese di funzionamento, riscaldamento – che spesso costringono le scuole ad adottare la settimana corta, scomparsa dei mediatori scolastici e culturali – essenziali per l’inserimento dei ragazzi stranieri – riduzione del personale educativo assistenziale- comunale e provinciale – per disabili….); tali disagi spesso modificano l’assetto della scuola e mettono di fatto in crisi l’esercizio del diritto allo studio.
A proposito di deroghe e servizi territoriali un inciso: non è possibile consentire in uno stato civile che qualche bambino venga escluso dal servizio di mensa perché non pagante.
Si intervenga, se necessario, con un fondo ad hoc. La mensa è un momento educativo importante ma ancor di più è un diritto quando l’orario scolastico è prolungato e rappresenta per molti bambini l’unico pasto completo della giornata. Questo se vogliamo soffermarci sulla povertà e su ciò che ne deriva: esclusione sociale e povertà educativa.
Per concludere aggiungiamo che, come genitori, abbiamo più volte chiesto interventi immediati almeno su quei settori di spesa che gravano sulle famiglie: sui libri di testo la partita è sempre aperta.
L’Osservatorio del Miur sui libri di testo è stato sostituito da circolari che individuano un tetto di spesa per vari ordini di scuola. Il sistema è risultato facilmente aggirabile con i testi “consigliati” che fanno comunque lievitare la spesa. L’adozione del libro digitale non ha comportato un contenimento dei costi e non ci convince neanche il libro autoprodotto dalla scuola : risulta un Bignami che non aiuta il ragazzo a stimolare lo spirito critico derivante dalla consultazione di più testi. Chiediamo quindi il ripristino dell’Osservatorio, utile luogo della concertazione per tutti i soggetti interessati.
Infine la dotazione libraria cui provvedono i Comuni e Regioni per i meno abbienti arriva sempre più tardi, con grave danno per i ragazzi coinvolti.