Comunicato CGD su “ABOLIZIONE VOTO NUMERICO”
Nel 2008 la Ministra Gelmini ed il Ministro Tremonti (sì, proprio quello che affermava che con la cultura non si mangia) operarono sulla scuola italiana una serie di tagli di risorse che modificarono anche il suo assetto: scomparve il tempo pieno; i laboratori negli istituti tecnici, asciugato il monte ore di molte discipline e, dulcis in fundo, venne introdotto il voto numerico nella scuola primaria e secondaria di primo grado con un decreto poi convertito in legge (legge 169/2008). Si fece un gran battage pubblicitario in favore dei voti affermando che questi sono “più chiari” sia per gli alunni che per i loro genitori.
Niente di più falso. I ragazzi di fronte al voto si affrettano a fare la “media” senza nemmeno preoccuparsi di analizzare l’errore per recuperarlo e si introdusse in tal modo nella scuola l’idea della competizione, della classifica all’interno di una stessa classe.
Ma la classifica specie nella scuola dell’obbligo non serve.
Serve con una valutazione formativa, focalizzarsi sul processo, raccogliere molte informazioni, fare microverifiche anche informali per cogliere lacune, smagliature su cui intervenire con prontezza.
Non serve una valutazione numerica che guarda al prodotto e ascrive la responsabilità del risultato all’alunno: svogliato, demotivato, indisciplinato….
Come associazione ci siamo sempre battuti per la abrogazione della norma che stravolgeva ogni impianto pedagogico didattico; abbiamo attivato raccolte di firme o condiviso campagne come “Voti a perdere”.
Inascoltati.
Oggi, quando è un’assurdità pretendere di dare voti a distanza in classi in cui oltre un quinto degli alunni non è stato raggiunto da alcuna proposta didattica e una gran parte ha solo svolto compiti assegnati su una piattaforma senza alcun contatto diretto con compagni e insegnanti, quando come genitori abbiamo seguito i nostri figli osservandone l’impegno, ma anche la stanchezza e la progressiva demotivazione, ci saremmo aspettati dai decisori politici una deroga immediata alla chiusura di un anno scolastico straordinario.
Sarà per l’anno prossimo, decide la Commissione Istruzione che ha accettato l’emendamento proposto da alcune forze politiche.
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno diciamo che in questo modo non si interviene sul piano emergenziale, sempre revocabile, ma sul piano ordinario, con un provvedimento strutturale che modifichi una volta per tutte questa pagina della scuola italiana.
Vigileremo come sempre perché il dibattito in tal senso non venga dimenticato!
Roma, 27 maggio 2020
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