La Legge n. 41 del 6 giugno 2020 aveva realizzato una piccola e grande riforma.
Erano stati reintrodotti nella scuola primaria i giudizi descrittivi al posto dei voti in decimi.
Questo faceva sperare che già da quest’anno scolastico si cominciasse a lavorare per una valutazione scolastica più attenta ai processi di apprendimento degli alunni e in grado di fornire a loro e ai genitori una rappresentazione più chiara dei progressi realizzati, dei punti di forza e delle difficoltà da superare.
Di fronte a questa apertura del Parlamento la nota del 1° settembre del Capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione disorienta, sconcerta e fa sorgere molte considerazioni critiche:
GENITORI ED ALUNNI RICEVERANNO A FINE DEL PRIMO TRIMESTRE LA TRADIZIONALE PAGELLA CHE SI ESPRIME IN VOTI NELLE SINGOLE DISCIPLINE, PER PASSARE A FINE ANNO ALLA LETTURA DI UN GIUDIZIO DESCRITTIVO!!!
In quella Nota, infatti, non c’è traccia di una prospettiva pedagogica che emancipi la valutazione a scuola dal puro atto amministrativo e la reinserisca nella complessiva attività di programmazione didattica svolta dai docenti.
Ma, soprattutto, quella Nota prospetta a genitori e docenti uno scenario nel quale si sovrappongono e finiscono per confondersi votazioni numeriche e giudizi descrittivi e introduce perciò nella comunicazione tra scuola e famiglie elementi di confusione di cui non sia avvertiva la necessità proprio in questo momento.
I vertici ministeriali e le forze politiche che hanno approvato la riforma dovranno chiedersi se e in che misura lo spirito innovativo che li ha sostenuti stia trovando corrispondenza in questa successiva attuazione amministrativa e se non debbano invece tornare a coinvolgersi ancora una volta per ribadire le ragioni che dovrebbero spingere a lavorare per una scuola pubblica sempre più inclusiva e di qualità.
COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI
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