Da sempre la scuola italiana per obbedire al dettato costituzionale di essere scuola per tutti ha cercato le formule che rendessero concrete le pratiche di inclusione per tutte le minoranze, per gli alunni più fragili.
In questo senso negli anni si sono susseguite e sedimentate le pratiche e le linee guida per l’inclusione dei disabili, degli immigrati, degli alunni adottati.
Oggi vengono pubblicate delle linee guida dall’USR Lazio per l’inclusione di quegli allievi, sia pure una minoranza, che affrontano la transizione di genere. Fenomeno certamente minoritario, ma non meno doloroso per degli adolescenti e per le loro famiglie che chiede accorgimenti nel linguaggio e nelle relazioni tra coetanei; e coetanei ed adulti. Un’interpretazione faziosa attribuisce a queste linee guida il subdolo obiettivo di indurre nei giovani la diffusione di questo fenomeno.
Strana deduzione. Non parlare della disabilità, dell’immigrazione, dell’adozione elimina forse il fatto che esse esistano? Lasciare al solo ambito famigliare l’affrontare queste tematiche, le elimina? Sottrarre agli operatori scolastici degli strumenti per operare al meglio in situazioni delicate e difficili rende la scuola italiana migliore o semplicemente omissiva? Viviamo in un clima politico avvelenato che inquina la riflessione e vuole imporre anche alla scuola, che ha un ampio mandato culturale e civile nel campo dei diritti, una riduzione del suo compito.
Ci auguriamo che il Ministro Bianchi sappia opporre alle polemiche la forza della scuola della Costituzione.
COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI
Roma, 18/05/2021
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