Transforming Education Summit – Nota metodologica. L’Italia ha aderito alle attività preparatorie al Summit il 6 maggio 2022. Consultazioni nazionali CHE HANNO VISTO IL CONTRIBUTO DELLA ASSOCIAZIONE DEL FONAGS E QUINDI ANCHE DEL CGD!

Stanti i tempi ristretti – e sulla base delle indicazioni fornite dall’ONU (The voices of youth and children heard by policy-makers and other actors and stakeholders through the results of the pilot phase of the World’s Largest Lesson Survey on Education, as well as through national consultations and Thematic Action Tracks), è stato attivato un esercizio che prendesse a riferimento i giovani, favorendone l’agentività e consentendo loro di far sentire la propria voce, a partire da un documento “di stimolo alla discussione” che prende a riferimento l’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030.L’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti” mira a garantire che tutti i bambini, i giovani e gli adulti, in particolar modo i più emarginati e vulnerabili, possano accedere a un’istruzione e a una formazione adeguate alle loro esigenze e al contesto in cui vivono.

L’istruzione contribuisce infatti a creare un mondo più sicuro, sostenibile e interdipendente.Il documento “di stimolo alla discussione” è stato presentato alle Consulte studentesche il 12 maggio. Nelle settimane successive, le Consulte hanno svolto apposite consultazioni a livello territoriale ed il 1° giugno hanno approvato, in sede di Coordinamento nazionale, un documento che raccoglie le loro proposte.Il documento delle Consulte è stato presentato, il giorno stesso, in plenaria e alla presenza del Ministro, ai rappresentanti degli organismi consultivi del Ministro (l’Ufficio di Presidenza del CSPI, i rappresentanti del Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola-FONAGS, dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura e dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica).

Gli Organismi consultivi del Ministro hanno prodotto, a loro volta, le loro osservazioni scritte aldocumento dei ragazzi, che sono state rappresentate nel corso di appositi “incontri bilaterali”:- 14 giugno: Fonags – Consulte;- 15 giugno: Osservatorio Inclusione scolastica – Consulte;- 16 giugno: Osservatorio intercultura – Consulte;- 20 giugno: CSPI – Consulte.Le consultazioni, si sono svolte in modalità telematica e si sono concluse il 23 giugno, in plenaria, alla presenza del Ministro.Il documento intitolato “La Scuola di domani”, che qui si presenta, è frutto dell’intero processoconsultivo sopra descritto.La Scuola di domaniL’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti” mira a garantire che tutti i bambini, i giovani e gli adulti, in particolar modo i più emarginati e vulnerabili, possano accedere a un’istruzione e a una formazione adeguate alle loro esigenze e al contesto in cui vivono.

Tuttavia, questi obiettivi sono ancora difficili da raggiungere. Infatti, già prima dello scoppio della pandemia, molti governi erano impegnati a contrastare una crisi educativa globale. Il protrarsi delle emergenze e delle crisi a livello globale continua a produrre impatti rilevanti sul godimento del diritto allo studio, oltre che sui risultati degli apprendimenti.

Scopo del Summit è favorire la mobilizzazione globale su come trasformare i sistemi educativi da ora al 2030.In quest’ottica, il documento muove dalle criticità emerse nelle indagini condotte dall’Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT (si vd. il box), evidenziando i punti di forza del sistema italiano e formulando una serie di proposte, anche in chiave di aree di intervento.A che punto siamo?

Il Rapporto ISTAT SDG4 2021 in sintesi- In Italia i posti disponibili nei servizi per la prima infanzia pubblici e privati sul territorio italiano, nell’anno educativo 2019/2020, hanno coperto il 26,9% dei bambini fino a 2 anni compiuti, un valore inferiore al parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. Ampio il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno.-

Nel 2020 il 27,8% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario (34,3% delle donne e 21,4% degli uomini), una quota che si mantiene stabile negli ultimi 3 anni. Il livello rimane tra i più bassi d’Europa. L’Unione Europea ha raggiunto e superato l’obiettivo del 40% di individui in possesso di un titolo di studio terziario.-

L’Italia, con il 15,1 per mille di individui di 20-29 anni laureati STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), è sotto la media europea di circa 4 punti per mille nel 2018.- Anche per le competenze digitali l’Italia mostra un ritardo rispetto alla Unione Europea: nel 2019 soltanto il 41,5% possiede competenze digitali almeno di base (in Ue27 sono il 56%), con quote fortemente differenziate per età e per sesso.- L’aggiornamento continuo delle competenze è stato penalizzato dalle chiusure di attività,scuole, luoghi di apprendimento dovute alle misure di contenimento sociale.-

Le competenze in Italiano e Matematica peggiorano nell’anno scolastico 2020/2021 per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e della scuola secondaria di secondo grado. Particolarmente grave la situazione per gli studenti residenti nel Mezzogiorno.- Nel 2020 la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica è pari al 13,1% (543 mila giovani), in leggero calo rispetto all’anno precedente ma più elevata del target europeo (10%). L’abbandono scolastico coinvolge maggiormente la componente maschile (15,6%).

I divari territoriali sono ampi e persistenti.Gli effetti della pandemia: l’indagine Istat “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri” 2021 in sintesi- La quasi totalità degli alunni ha sperimentato periodi di didattica a distanza, ma il 67,7% preferisce le lezioni in presenza.- La pandemia ha avuto generalmente l’effetto di mettere in luce e aggravare divari e fragilità preesistenti; già prima della pandemia il 17,3% degli alunni stranieri delle scuole secondarie non vedeva mai amici e/o amiche fuori dall’orario scolastico, contro il 5,8% degli alunni italiani.- Svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza sembrano anche gli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro-nord: nel Sud e nelle Isole (80,1%) contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est.

Più svantaggiati di tutti sono gli stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: nel 61,5% dei casi ha potuto utilizzare anche il PC una quota decisamente più bassa rispetto a quelli che vivono nel Nord-est (78%), nel Nord-ovest (73%) e al Centro (70,5%).- Il distanziamento sociale ha causato un crollo nella frequentazione degli amici (diminuita per il 50,5% degli alunni) e un aumento del ricorso a chat e social media per comunicare (aumentato per il 69,5% dei ragazzi).- Sono molte le attività di svago che sono mancate agli alunni delle scuole secondarie durante il periodo di distanziamento sociale, fra queste: viaggiare (51%), la libertà di uscire (49%), la pratica sportiva (42,9%).Gli effetti della pandemia: il Rapporto ISTAT “

L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – a.s. 2020-2021” in sintesi- Il protrarsi della didattica a distanza (DAD), resa necessaria dall’emergenza pandemica, ha reso più complesso il processo d’inclusione scolastica, ostacolando l’interazione tra i coetanei e limitando la partecipazione alla didattica.- Tuttavia, la riduzione dei periodi di sospensione, insieme ad una migliore organizzazione da parte delle scuole, hanno determinato un aumento considerevole dei livelli di partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza, con una quota di esclusi che si attesta al 2,3% rispetto al 23% registrato nell’anno precedente; quota che sale al 3,3% nelle scuole del Mezzogiorno, con punte del 4% in Calabria e in Campania.- Fra i motivi principali che hanno limitato la partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza si segnalano: la gravità della patologia (26%), il disagio socioeconomico, la difficoltà organizzativa della famiglia (entrambi al 14%) e la mancanza di strumenti tecnologici adeguati (11%).

Per una quota meno consistente di ragazzi il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo individualizzato (PEI) alla didattica a distanza (6%) e alla mancanza di ausili didattici specifici (2%).- Cruciale la competenza dei docenti (curricolari e per il sostegno) in materia di modelliinclusivi, necessaria per la progettazione di percorsi didattici efficaci che coinvolgano tutti gli studenti della classe senza esclusioni di alcun tipo. La formazione sulle metodologie inclusive, però, non ancora molto diffusa: solo il 24% dei docenti curricolari ha partecipato a corsi di formazione su queste tematiche, quota che sale al 28% tra gli insegnanti per il sostegno.

Meno frequente la formazione tra i docenti della scuola secondaria di secondo grado (21% dei docenti curricolari e 25% dei docenti per il sostegno).Trasformare la Scuola: da dove iniziamo?Un modello inclusivoIl modello italiano di inclusione scolastica parte da lontano, dagli anni ’70 del Novecento, quando il nostro Paese scelse con lungimiranza di superare l’antitesi abilità/deficit, avviando un processo a livello normativo e, ancora prima, in ambito pedagogico, per una rapida revisione delle epistemologie, dei linguaggi e delle pratiche che, concentrate su quell’antitesi, interpretavano le “differenze” come categorie.

Il modello italiano di inclusione è basato sul principio di piena partecipazione alla vita scolastica di ogni alunno e alunna, al fine di consentire il successo scolastico a tutti gli studenti e a tutte le studentesse indipendentemente dalle loro fragilità e facendo leva sulle loro abilità.L’Italia, è anche l’unico paese nel quale la responsabilità del progetto educativo e di istruzione individualizzato/personalizzato è condivisa dalla scuola, dalla famiglia, dagli educatori/assistenti coinvolti e dagli specialisti, dagli studenti stessi quando maggiorenni, in prospettiva sistemica.

Solo una Scuola inclusiva riduce la dispersione, implicita ed esplicita, facilita relazioni significative e offre opportunità conoscitive per lo sviluppo di quelle competenze che consentono di essere cittadini a pieno titolo; inoltre, l’inclusione scolastica promuove una maggiore coesione sociale.

Il percorso per l’implementazione di questo modello e, tuttavia, ancora in corso, come documentato dai dati precedentemente esposti. Le consultazioni nazionali, pertanto, hanno inteso delineare i punti qualificanti per la realizzazione della “Scuola di domani”.Trasformare la Scuola: dove andiamo?

Una Scuola trasformativa: inclusiva, di qualità ed equaUna Scuola più inclusiva, equa e sicura è a misura di studente, aperta e proiettata verso il futuro, che forma la persona nella sua totalità come essere umano e il cittadino come membro della società, che non lascia indietro nessuno e che rappresenta l’antidoto al fenomeno della dispersione e alla povertà educativa, favorendo la partecipazione delle studentesse e degli studenti a buoni e diffusi livelli di apprendimento, rendendo ciascuno un valore aggiunto per la società.

Tali azioni devono avvenire contestualmente ad un sistema che promuova percorsi di dialogo e creazione attiva del contesto sociale in cui lo studente o studentessa è chiamato ad agire.

Una Scuola pienamente accessibile

L’educazione e l’istruzione devono essere accessibili a tutte le bambine e a tutti i bambini sin dalla scuola dell’infanzia, in termini omogenei su tutto il territorio nazionale e indipendentemente dalle condizioni personali, economiche, sociali e culturali di partenza, attraverso una programmazione che possa coinvolgere gli enti locali e le famiglie supportate da maggiori agevolazioni economico sociali e borse di studio.

Nella prosecuzione del percorso scolastico lo sforzo deve essere quello di superare i disequilibri in ordine all’offerta formativa che, di fatto, in alcuni territori, impediscono una scelta piena e consapevole e rappresentano dei limiti allo sviluppo di un futuro lavorativo.

Inoltre, in ogni sistema d’istruzione deve essere garantita la parità di genere e la concreta opportunità di accesso ad ogni percorso di studio, con particolare riferimento all’Obiettivo 5 dell’Agenda Onu “Women Empowerment” e allo sviluppo delle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Nell’ambito di questo modello, per crescere in inclusività ed equità, la “Scuola di domani” non solo identifica le barriere individuali, architettoniche e percettive, individuando le misure per superarle; essa bensì opera anche per l’eliminazione delle barriere culturali, sociali, ed organizzative che possono condizionare lo sviluppo globale dei bambini e dei ragazzi.

Una Scuola che promuove la dignità della personaUna Scuola inclusiva ed equa è tale poiché rifiuta, in ogni sua articolazione, qualunque forma di discriminazione e promuove la cultura del rispetto e del riconoscimento dei diritti di tutti e di ciascuno, attuando ogni strategia che garantisca la dignità della persona.

Un’attenzione particolare deve essere riservata alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo, laddove le sinergie della comunità scolastica devono essere ancora più forti per eliminare ogni forma di prevaricazione e discriminazione.

È necessario che, a coadiuvare e completare il sistema di contrasto ad ogni comportamento discriminatorio, la Scuola si impegni a realizzare tutte le possibili azioni mirate alla tutela dei diritti delle persone (indipendentemente dalle condizioni di salute, dalle disabilità e dagli altri bisogni educativi speciali, dal contesto economico, sociale, migratorio) e allo sviluppo delle loro potenzialità.Una Scuola aperta alla società e al mondoOgni diversità, ogni fragilità, va vista come una risorsa già disponibile, da valorizzare, per ampliare l’orizzonte conoscitivo e civico degli alunni e degli studenti ed aprire la loro mente alla complessità, alla pluralità e alla globalità.

Da questo punto di vista risulta centrale la maggiore valorizzazione dell’educazione civica, sia riguardo alla vita della classe (in cui sperimentare consapevolmente le relazioni interpersonali, incoraggiando la dimensione cooperativa, l’aiuto reciproco e la valorizzazione delle diversità), che come strumento privilegiato per la sperimentazione di modelli e progettualità sostenibili di inclusione all’interno della comunità scolastica. A tale riguardo, l’educazione alla sicurezza e all’ambiente deve essere assicurata sin dalla scuola dell’infanzia.

Una Scuola partecipataUna Scuola di qualità per tutti e che favorisce le inclinazioni di ciascuno, si apre al territorio, anche attraverso lo strumento dei patti territoriali, instaurando con esso sinergie affinché sia offerta agli alunni e agli studenti la possibilità di utilizzare tutta la giornata scolastica (quindi anche il pomeriggio) e l’estate, soprattutto nelle aree di maggior disagio e dispersione scolastica, per poter programmare iniziative culturali all’interno del nostro Paese e di scambio con altri e potenziare la partecipazione degli studenti alla vita della comunità sociale.Una Scuola attenta al benessere di chi la vive

Si evidenzia la necessità di mettere al centro il benessere psicologico degli alunni e degli studenti, promuovendo un modello di scuola che lo incentivi, attraverso il potenziamento delle competenze psico-pedagogiche dei docenti e la collaborazione con le agenzie territoriali e con le figure professionali esterne alla scuola, quali gli psicologi e i pedagogisti, a supporto non solo degli studenti, ma anche del personale docente e non docente.

Inoltre, una Scuola che intenda promuovere lo sviluppo della persona come singolo e nelle sue relazioni sociali, emotive e personali, deve porre attenzione all’educazione sessuale e affettiva e sensibilizzare anche al rispetto e alla piena consapevolezza di tutti i diversi orientamenti sessuali e identità di genere.Una Scuola resilienteLa gestione di classi sempre più complesse, in cui sono presenti alunni e studenti che pongono differenti domande di attenzione – a livello cognitivo, emotivo, linguistico, relazionale e culturale- fa emergere la centralità di un’azione e di una cura educativa competente, da parte degliinsegnanti e delle professionalità coinvolte a vario titolo all’interno e all’esterno della scuola.

Emerge, pertanto, l’importanza della qualità degli ambienti di apprendimento, della motivazione e il coinvolgimento dei docenti e di tutto il personale della scuola – anche attraverso una formazione mirata a didattiche attente al ruolo attivo degli studenti – di progettazioni e organizzazioni flessibili e aperte all’innovazione, nonché di un ripensamento dei criteri, delle modalità e del significato della valutazione.

Ambienti di apprendimento sicuri e innovativiLe scuole devono essere non solo sicure dal punto di vista sanitario e strutturale, ma devono essere pensate per sostenere la socializzazione e gli apprendimenti.

Una Scuola innovativa ha cura degli ambienti di apprendimento, che devono essere riprogettati per permettere una piena fruizione e accessibilità, da parte di tutti, degli spazi, dei laboratori, delle aule e delle sale comuni, sia per le attività di apprendimento che ricreative.

Vanno potenziati gli spazi lettura, le biblioteche e i laboratori e messi a disposizione di tutti gli alunni e gli studenti gli strumenti e gli ausili didattici necessari perché possano fruire dell’attività didattica (supporti digitali, arredi, ausili e sussidi didattici), soddisfacendo i differenti bisogni.

Ripensare gli ambienti di apprendimento significa accogliere nelle scuole quelle metodologie didattiche (come la flipped classroom, il cooperative learning, solo per citarne due) che permettono agli alunni e agli studenti tutti di essere protagonisti del processo di apprendimento. Per questo motivo si intravede una soluzione nell’innovatività e nella flessibilità di spazi accoglienti, a seconda delle attività, o nella creazione di aule dedicate ad uno specifico ambito disciplinare.Una Scuola per lo sviluppo umano

L’articolo 3 della Costituzione pone, fra i principi fondamentali, la pari dignità sociale di tutti i cittadini e la loro eguaglianza, assegnando alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona.

Oggi appare evidente come il pieno sviluppo della persona consista nell’estrinsecazione assoluta delle sue doti creative, attraverso un rapporto costruttivo con la società e rispettoso con la natura. La Scuola, e il mondo dell’istruzione in generale, sono lo strumento fondamentale per perseguire lo scopo di guardare all’uomo come fine e mai come mezzo.

L’istruzione è diritto universale e va esercitato da ogni cittadino del mondo. In materia di istruzione nessuna differenziazione territoriale è possibile. In questo senso ogni luogo abitato deve essere luogo di istruzione, dotato di ogni strumento che l’ordinamento contempla, perché il livello essenziale previsto dalle leggi sia onorato a beneficio di ogni cittadino dai primi anni di vita fino alla fase più avanzata di essa.Aree di intervento

Pertanto, si delineano tredici aree di intervento complementari.1. Investire maggiormente nell’edilizia scolastica, sia in termini di nuove costruzioni sia di adeguamento e miglioramento delle strutture già presenti, garantendo adeguate condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza e secondo il principio della sostenibilità, dell’innovatività e dell’accessibilità, nell’ottica della qualità degli ambienti di apprendimento.

2. Collegare le strutture scolastiche attraverso un’efficiente rete di trasporto pubblico, accessibile in ogni situazione socio-economica, individuale e geografica.

3. Sensibilizzare la popolazione studentesca sul valore del diritto allo studio e sulla necessità di sviluppare quelle life skills e soft skills che permettono il successo formativo, anche attraverso iniziative progettuali che facciano maturare negli studenti la capacità di leadership, il team- building e la capacità di adattamento, il ragionamento autonomo e la progettualità.

4. Favorire le attività di rappresentanza studentesca, propedeutiche allo sviluppo della corretta sensibilità civica ed istituzionale, rendendole conosciute all’intera comunità scolastica, dall’amministrazione, ai dirigenti scolastici, fino a docenti e collaboratori scolastici.

5. Rendere più flessibile il percorso scolastico, attraverso obiettivi mirati alla società in cui viviamo e con metodologie didattiche fondate sul dialogo e sul pensiero critico.

6. Porre maggiore attenzione all’insegnamento delle lingue, strumento di comunicazione eintegrazione, indirizzato il più possibile ad acquisire competenze di plurilinguismo.

7. Sviluppare attività di raccordo con il mondo del lavoro e universitario, nell’ottica dellasicurezza e della valorizzazione delle competenze sociali ed individuali.

8. Garantire ai docenti una formazione iniziale e in servizio che potenzi, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze psicopedagogiche e relazionali e favorisca l’applicazione di metodologie didattiche inclusive e innovative.

9. Favorire metodologie didattiche innovative, superando il nozionismo e sviluppando lo spirito critico degli studenti, per garantire l’effettiva elaborazione dei contenuti disciplinari.

10. Rendere la valutazione parte integrante del processo formativo, affinché sia fondata sulla rielaborazione dei concetti e sul dialogo.

11. Seguire gli alunni e gli studenti nel corso di tutto l’anno scolastico con attività di recupero epotenziamento, prevenendo le difficoltà prima che possano consolidarsi: nobody left behind.

12. Ripensare le forme e le modalità dell’orientamento, lungo tutto il continuum formativo, per favorire una scelta piena e consapevole dei percorsi scolastici e lavorativi.

13. Assicurare una chiara e trasparente raccolta di dati, da utilizzare in modo trasversale per pianificare le azioni, e, a livello internazionale, istituire obiettivi formativi standard che diventino criteri di monitoraggio permanente tra i Paesi.

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