La notizia è già presente da alcuni giorni su giornali e siti web: vietare e, poi, limitare la circolazione di un libro di racconti per bambini perché presenta coppie di personaggi omosessuali ha provocato una condanna del governo della Lituania da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, per violazione dell’art. 10 della Convenzione europea che sancisce la libertà di espressione (ecco il link per trovare il testo completo in lingua inglese: https://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-222072).
Nel dicembre 2013 la casa editrice dell’Università lituana delle scienze e dell’educazione aveva iniziato a distribuire un libro per bambini della scrittrice Neringa Dangvydé Macaté con sei racconti che mettono in scena personaggi appartenenti a gruppi etnici minoritari o che si trovano in condizioni di disabilità intellettuale, affrontando temi come la stigmatizzazione, le molestie, l’emigrazione. La maggior parte dei racconti rappresentava relazioni sentimentali tra donne e uomini mentre in due storie la trama riguardava relazioni affettive e matrimoniali tra due persone dello stesso sesso. Il Ministero della cultura ordinava un’ispezione per valutare se il libro contenesse contenuti nocivi per i minori, inducendo la casa editrice a sospendere, in un primo momento, la distribuzione del libro e, successivamente, a riprenderne la diffusione con un’etichetta sul volume che avvertiva della presenza di contenuti potenzialmente nocivi per i lettori minori di 14 anni (quindi escludendo proprio la fascia di età alla quale i racconti erano principalmente rivolti).
L’autrice, in seguito deceduta nel 2020, ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che non è un club di liberi pensatori ma un organismo sovranazionale le cui decisioni sono vincolanti per i singoli Stati. Il 23 gennaio 2023 la Corte ha emanato la sua sentenza, sanzionando la Lituania per la violazione dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che riconosce ad ogni persona il diritto “alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Nel caso specifico, la sentenza ha riconosciuto che il libro non promuoveva le relazioni omosessuali a discapito di quelle eterosessuali, né degradava o svalorizzava queste ultime. Al contrario, secondo la sentenza sono stati i provvedimenti contestati a non perseguire fini legittimi: viene evidenziata infatti l’incompatibilità con le idee di eguaglianza pluralismo e tolleranza, principi non separabili da una società democratica, delle restrizioni imposte all’accesso dei minori a contenuti relativi alle relazioni omosessuali per il solo motivo dell’orientamento sessuale.
La notizia non dovrebbe costituire una sorpresa per chi come noi crede da sempre nella libertà di pensare ed esprimersi, nell’eguaglianza di ogni persona e nel rifiuto di tutte le discriminazioni per sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Tuttavia, il pensiero è rapito irresistibilmente dal ricordo di Peppa Pig e delle controversie di pochi mesi fa, quando alcuni chiedevano alla Rai di non trasmettere una puntata della serie nella quale un orsetto polare amico di Peppa le dice di vivere con due mamme. C’era anche chi si spingeva a sollecitare il Comitato Media e minori ad intervenire prima ancora che la puntata fosse trasmessa, rischiando in questo modo che fosse attuata una vera e propria censura preventiva per via amministrativa: una misura che fortunatamente nel nostro Paese non è più ammessa da decenni.
Insomma, estendendo a questo caso la sentenza della Corte, non erano Peppa Pig e i suoi amici orsetti figli di una coppia di mamme (o, più precisamente, l’emittente che programmava la serie) ad essere illegali, ma lo sarebbero state le eventuali decisioni di limitazione che venivano invocate.
Ad volere essere dei giuristi pignoli, potremmo anche obiettare che le decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo non si possono applicare agli animali non umani, per cui nel mondo di Peppa Pig e dei suoi amici un orsetto figlio di due mamme non rientra nei confini della legalità. Ma ci piace credere che anche in quel mondo – peraltro così vicino all’immaginazione e alle emozioni che accompagnano la crescita delle nostre figlie e dei nostri figli – la tensione verso la tolleranza, l’avversione ad ogni discriminazione e la libertà di ciascuno ad esprimere la propria personalità si stiano facendo strada giorno per giorno.
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