DALLE ASSOCIAZIONI MCE, AIMC, UCIIM, CGD, CIDI, ANDIS, ADI, CEMEA, PROTEO e FLCGIL
LETTTERA APERTA
Cari genitori,
da due anni un’importante novità ha coinvolto la scuola primaria: la nuova valutazione non coincide più con quella numerica espressa con i voti ma si avvale di un giudizio descrittivo. A distanza di così poco tempo dall’introduzione della riforma, alcuni vorrebbero già eliminarla.
È necessario capire il senso di questa novità, prima di dire se sia funzionale o meno, perché solo facendo chiarezza sarà possibile avere un’idea della direzione che la scuola può prendere e della spinta che invece potrebbe perdere.
In questi ultimi tre anni noi insegnanti abbiamo provato a lavorare per una valutazione diversa, ma non sempre siamo riusciti a farvi capire cosa fosse cambiato.
Le scuole hanno investito molte risorse che non possiamo permetterci di sprecare, ma che dobbiamo mettere a frutto anche per consentire a voi e ai nostri studenti di poter capire cosa è successo.
Tutti paghiamo il disorientamento dato dall’abitudine a una lunga tradizione che ha fatto coincidere una operazione delicata e complessa come la valutazione con il pressappochismo dei voti.
Ma la classe che frequentano o frequenteranno i vostri figli non è una “classe di concorso”. Imparare non è gareggiare per ottenere il primo posto, ma è un diritto di ciascuno, riconosciuto dalla nostra Costituzione. Un concorso finisce con una classifica stilata sulla base dei voti ottenuti, mentre i risultati del percorso scolastico di ogni studente servono a rendere chiaro cosa si sa fare e ciò che non si è ancora capito.
Un voto cosa ci fa capire? Da solo dice poco.
Sicuramente non ci parla di come gli errori possano diventare occasioni per correggersi, riconoscendo a ognuno un margine di miglioramento.
A questo dovrebbe servire la valutazione: aiutare tutti a raggiungere i migliori risultati nell’apprendimento. Usando il voto è molto facile che la valutazione non aiuti a migliorarsi e finisca solo con il separare il gruppo classe.
Cari genitori, speriamo che queste parole possano aiutarvi a capire il senso del nostro lavoro e della scuola che ogni giorno, faticosamente, proviamo a costruire. La valutazione di cui vi abbiamo parlato è quella formativa, che vogliamo continuare a vedere presente nell’esperienza scolastica di ogni studente. Continueremo a praticarla e ad impegnarci per una comunicazione più efficace con voi genitori volta a generare un’alleanza più solida perché la valutazione formativa è il solo modo che abbiamo per osservare da vicino i nostri ragazzi e aiutarli a crescere, sostenendoli, oggi, a scuola per prepararli ad affrontare la vita. Ostacolarla potrebbe essere un serio problema per la nostra società perché il linguaggio dei voti mette al margine troppe persone.
*Per economia del testo è stato utilizzato il genere maschile, pur avendo ben presente la necessità della valorizzazione di genere in ogni contesto.
MCE, AIMC, UCIIM, CGD, CIDI, ANDIS, ADI, CEMEA, PROTEO e FLCGIL
15 Gennaio 2024
TORNARE AI VOTI ? NO GRAZIE!
Le Associazioni MCE, AIMC, UCIIM, CGD, CIDI, ANDIS, ADI, CEMEA, PROTEO e FLCGIL
da tempo condividono la necessità di introdurre lungo tutto il percorso scolastico una valutazione formativa al fine di permettere alla Scuola di svolgere il suo compito costituzionale di rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art.3 Costituzione), attuando il diritto all’apprendimento di tutte e tutti.
Insieme hanno lanciato la campagna “Voti a Perdere”, la prima volta nel 2015 poi nel 2019, denunciando i limiti di una valutazione focalizzata esclusivamente sulla sua funzione sommativa e sulla comparazione tra le prestazioni degli studenti proponendo, in alternativa, una valutazione per l’apprendimento.
Una valutazione con i voti, infatti, non dice quali sono gli apprendimenti realizzati, i punti di forza e di debolezza, le tappe del percorso, ma si limita a fotografare la situazione in un dato momento senza cogliere le fasi del processo di insegnamento-apprendimento per intervenire sulla sua regolazione.
Per questo le associazioni hanno accolto con molto favore l’abolizione del voto numerico e l’introduzione del giudizio descrittivo nella scuola primaria con l’emanazione dell’O.M. 172/2020, pur evidenziando il limite dei decisori politici nel non aver esteso il superamento del voto almeno alla scuola secondaria di primo grado, a garanzia dell’unitarietà e della continuità delle scelte pedagogico-didattiche negli istituti comprensivi.
L’eliminazione del voto numerico ha avviato un processo di cambiamento di prospettiva nella cultura e nelle pratiche valutative della scuola insistendo sull’esigenza di riscontri descrittivi dell’apprendimento in itinere, di differenti forme di comunicazione della valutazione e di maggiore coerenza tra progettazione didattica e valutazione. In generale, la nuova normativa ha proposto un intero ripensamento della didattica e della relazione docente-studente impegnando gli insegnanti in percorsi di ricerca e costruzione di una maggiore coerenza tra le pratiche educative e i principi pedagogici affermati nelle Indicazioni Nazionali riassumibili nella centralità del soggetto e nel perseguimento del successo formativo per tutti.
Con l’a.s. 2022/2023 è terminata la fase di accompagnamento ministeriale dei docenti prevista dall’O.M. 172. In questi due anni le associazioni hanno organizzato convegni, giornate di studio, percorsi di ricerca-azione, anche in collaborazione con diversi Atenei, su pratiche e strumenti per una valutazione formativa e hanno promosso iniziative per orientare i genitori nella comprensione delle nuove modalità di comunicazione della valutazione.
Soprattutto si è cercato di sollecitare e condividere, dentro e fuori la scuola, il senso profondo della nuova proposta di valutazione: solo la partecipazione attiva di tutti i soggetti, la cura e l’attenzione ai processi, l’autovalutazione dei docenti e degli studenti circa l’efficacia delle azioni di insegnamento-apprendimento può produrre quei miglioramenti necessari a garantire una scuola emancipatrice.
Le novità introdotte hanno quindi sicuramente rappresentato elementi per un cambiamento profondo nella cultura valutativa per chi ne ha voluto cogliere pienamente il senso e l’opportunità pedagogica, che è anche un’opportunità culturale e sociale per gli insegnanti, i genitori e la società civile. Ma evidentemente per alcuni, che oggi chiedono un ritorno al voto, non è stato così.
Sostenere che il voto è educativo in quanto anche se negativo costituisce uno stimolo ‘salutare’ nell’ottica di quella “mortificazione come preparazione alla vera vita con le sue difficoltà” contrasta con le evidenze prodotte da tempo dalla ricerca educativa e dagli studi condotti nell’ambito della psicologia dell’apprendimento sul rapporto tra senso di “autoefficacia” personale e motivazione, impegno, partecipazione (soprattutto nei soggetti più fragili). Il voto, inoltre, come uno specchietto per le allodole, apparentemente chiaro e comprensibile in realtà nasconde e rende indecifrabile la realtà dei processi di apprendimento del soggetto coinvolto.
Le associazioni che si riconoscono in una pedagogia democratica ribadiscono la necessità di una valutazione libera dalla preoccupazione del voto, capace di far riflettere i soggetti anche sui loro errori e insuccessi, attenta agli stili e ai ritmi personali di apprendimento, alla lettura dell’esperienza e chiara nella comunicazione a studenti e famiglie. Ricordano anche come la scuola elementare, a differenza di altri ordini di scuola, dopo l’abolizione del voto con la L.517/77 si sia collocata per anni stabilmente in ottima posizione nelle indagini internazionali.
Chiedono al Ministero di dare seguito al programma pluriennale di formazione di tutto il corpo docente, come previsto dall’Ordinanza, e per il quale già 300 insegnanti sono stati formati come esperti per accompagnare le scuole nell’applicazione della nuova normativa.
Sollecitano lo stesso Ministero, la società civile, le organizzazioni sindacali e culturali, il mondo della ricerca e dell’Università, a contrastare ogni tentativo di chi rivendica un ritorno al voto, che non farebbe altro che confermare una scuola selettiva, arretrata culturalmente e professionalmente, oltre che tenere ancora una volta studenti, insegnanti, dirigenti, genitori, ostaggio di riforme incompiute.
(*Per economia del testo è stato utilizzato il genere maschile, pur avendo ben presente la necessità della valorizzazione di genere in ogni contesto).
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