Alcuni dati sulle forme di protesta nelle scuole secondarie di Roma a cura di Francesca Della Ratta del CGD ROMA


Il Coordinamento genitori democratici di Roma ha promosso nei giorni scorsi una rapida ricognizione sulle forme di protesta e autodeterminazione realizzate nel corrente anno scolastico nelle scuole secondarie di Roma al fine di fornire elementi utili per la discussione da realizzare nell’ambito dell’iniziativa del 7 marzo “Il sapere è: libertà, pensiero critico, plurale creativo”.
Il link per la compilazione del questionario è stato diffuso tra le diverse reti di discussione dei genitori tra il 2 e il 5 marzo, e ha consentito di rilevare informazioni su 29 scuole romane più una di Pomezia. La compilazione era libera e ha comportato di rilevare più risposte per la stessa scuola. I doppioni sono stati comunque eliminati e le informazioni discordanti eventualmente rilevate sono state accertate tramite contatto con interlocutore specifico.
Nonostante la ridotta numerosità delle scuole raccolte ci sembra che alcuni elementi possano essere utili alla discussione, senza naturalmente nessuna pretesa di rappresentatività. Piuttosto potrebbe essere interessante valutare di ampliare la ricognizione con strumenti idonei.
Dal grafico che segue risulta innanzitutto evidente la prevalenza di scuole del Centro tra quelle che siamo riusciti a raggiungere (alle 29 romane se ne è aggiunta una di fuori Roma). Anche i licei sono prevalenti nella nostra selezione: un dato che parla di quello che le diverse reti di partecipazione riescono a rappresentare.

Sono state rilevate innanzitutto informazioni sull’eventuale richiesta di autogestione/settimana dello studente eventualmente fatta da studenti e studentesse: in 23 su 30 delle scuole considerate è stata effettuata questa richiesta in 20 casi l’autogestione è stata effettivamente svolta. Delle 20 scuole in cui è stata realizzata l’autogestione soltanto 3 registrano anche l’occupazione, mentre in tutti e 3 i casi in cui l’autogestione è stata negata la scuola è stata occupata. L’autogestione sembra concretizzarsi come forma di autonomia nella vita scolastica alternativa alle occupazioni, ma il suo appeal e la sua riuscita varia nei diversi contesti e probabilmente è determinata da variabili interne a ciascun contesto scolastico, che sarebbe utile approfondire. Naturalmente si tratta di due esperienze molto diverse.
Aggiungiamo che in 4 dei 7 casi in cui gli studenti non hanno fatto richiesta di autogestione è stata rilevata comunque la possibilità/disponibilità della scuola a concederla, opportunità non colta dalla comunità studentesca che ha scelto la strada dell’occupazione. Si tratta però di un dato che potrebbe essere sottostimato perché l’informazione non è stata rilevata nel questionario ma ricostruita ex post, contattando testimoni qualificati anche a seguito di informazioni discordanti riscontrate tra i questionari riferiti alla stessa scuola. (Peraltro, la disponibilità della scuola sarebbe stata difficile da rilevare perché assume forme diverse, andando dai casi in cui la settimana dello studente è inserita nel PTOF a dichiarazioni rilasciate dai dirigenti a valle delle occupazioni).
Di seguito la distribuzione delle autogestioni per municipio.

Sulle 30 scuole analizzate in 13 è stata effettuata una occupazione. Il numero medio di giorni in cui la scuola è stata occupata (escludendo i giorni necessari al ripristino che in alcuni casi hanno determinato il rientro a scuola direttamente dopo le vacanze di Natale) è stato di 7,5 giorni, con punte massime di 15 giorni. Di seguito il quadro per municipio.

In 9 dei 13 casi di scuole occupate sono stati denunciati danni (in 4 casi di entità medio grande), ma solo in 6 casi tali danni sono stati ufficialmente comunicati alle famiglie, tramite circolari diffuse sul sito o messaggio inviato alle famiglie tramite registro elettronico.
In 8 casi su 13 la scuola ha adottato uno o più provvedimenti a seguito dell’occupazione. Nella metà dei casi sono state comminate sospensioni, in due casi si è dato luogo all’avvio di procedimenti disciplinari e/o alla denuncia nominativa di studenti o studentesse coinvolte. In due casi sono state annullate le gite previste.
Nei quattro casi in cui sono state comminate le sospensioni, 3 volte su 4 la misura è stata associata all’avvio di procedimenti disciplinari o alla denuncia nominale di studenti e studentesse e in un caso all’annullamento delle gite. In un caso è stata annullata la festa di Istituto e in un caso altre misure. Di seguito i dati rilevati (il totale è maggiore di 8 perché potevano essere fornite più risposte).

Tramite domanda aperta è infine stato chiesto a chi ha compilato il questionario di indicare come fossero stati individuati gli studenti e le studentesse da sanzionare.
Infatti, mentre alcune misure, come l’annullamento delle gite o della festa di Istituto colpiscono tutta la comunità studentesca, altre, come le sospensioni, denunce e avvio di procedimenti disciplinari necessitano l’individuazione di responsabili specifici.
Nella maggior parte dei casi i rappresentanti degli studenti nei consigli di Istituto sono stati considerati “di default” come quelli da sanzionare, in virtù della leadership e responsabilità che ricoprono.
Gli altri studenti e studentesse da sanzionare sono stati individuati soprattutto in seguito a forme di autodenuncia, in cui parte degli studenti e studentesse occupanti si sono assunti la responsabilità delle loro scelte (tramite firma del documento di occupazione, ruolo di portavoce, presenza al momento della consegna della scuola, o autodenuncia di solidarietà a seguito della sospensione di altri studenti e studentesse). In altri casi chi ha compilato il questionario segnala che sono stati gli stessi insegnanti o il Dirigente scolastico a identificare/denunciare gli studenti e studentesse che erano in grado di riconoscere, oppure che sono state utilizzate prove fotografiche (anche prese dai social) e materiali acquisiti da telecamere. Riguardo la gravità delle sospensioni queste sono state necessariamente variabili perché decise nell’ambito del contesto dei diversi Consigli di Classe e dal tipo di intervento di studenti e studentesse nei singoli Consigli di Classe.
L’esiguità dei dati raccolti non consente di andare oltre nell’analisi, si ritiene tuttavia che il quadro fin qui tratteggiato fornisca alcuni elementi per la discussione odierna, in merito soprattutto alla forte eterogeneità dei contesti sanzionatori, e del valore pedagogico che si può loro attribuire, insieme al risultato di interesse che vede nella maggior parte dei casi la sperimentazione dell’autogestione come una alternativa alle occupazioni, la cui validità e interesse per la componente studentesca varia naturalmente di contesto in contesto.
Per motivi di opportunità si ritiene allo stato di non associare le informazioni alle scuole specifiche.

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